Intervista a Claudio Marconi e Sergio Longo

Riprendono il 26 Marzo gli appuntamenti con le “Conversazioni dell’Erìsimo”. Questa volta l’appuntamento è con Claudio Marconi, uno che di voce se ne intende. Claudio è attore, regista e da moltissimi anni  coordinatore della compagnia teatrale dell’Università degli Studi di Milano e insegnante di dizione, lettura espressiva e public speaking.

Per l’efficacia e la passione che mette nel suo insegnamento, Claudio è universalmente conosciuto dai suoi allievi come come “il Guru”; ma oltre a questo chi ha frequentato i suoi corsi sa che con la sua ironia e il suo senso dell’umorismo Claudio riesce a rendere divertente anche la lezione più “tosta”.

Angela Bassoli: “Claudio, forse è inutile chiederti che rapporto hai tu con la tua voce, visto che ne hai fatto uno strumento del tuo lavoro. Vorrei invece chiederti che rapporto hai con le voci degli altri, visto che hai occasione di ascoltarne tante dai tuoi allievi.”

Claudio Marconi: “La voce dei miei allievi è inconsapevole portatrice delle censure che il nostro vivere sociale porta con sé. E’ una voce spesso intimidita sia sul piano del volume del tutto insufficiente ad una efficace comunicazione, sia sul piano della modulazione dei toni espressivi a causa di un corpo impigrito e contratto.”

AB: “Come insegnante, mi accorgo che da quando abbiamo quasi del tutto abolito gli esami orali a favore dei famigerati quiz scritti, la capacità di esprimersi a voce in modo efficace e soprattutto “personale” degli studenti è molto diminuita. Hai notato anche tu qualche cambiamento in questo senso?

E se sì, quali potrebbero essere le contromisure?”

CM: “Questa decurtazione di certo in atto nella capacità espressiva a mio parere è indotta dal fatto che si legge pochissimo e che si è penalizzata la natura nella sua peculiare propedeutica. La natura insegna a tutti gli animali, noi compresi, a tenere elastico e pronto il corpo espressivamente attraverso i mille giochi fisici che ci stimola a fare istintivamente da bambini. Questo inesausto gioco fisico, soprattutto quello inutile e privo di senso ma liberante ( come le smorfie facciali e corporee ) è stato quasi del tutto estromesso anche dagli anni infantili lasciando spazio a clichè comportamentali e a compostezze premature che non possono essere scalzati da un corpo allenato sul piano sportivo.”

Sergio Longo, oltre che collaboratore amministrativo di uno dei dipartimenti di UNIMI, è uno storico attore e collaboratore (forse sarebbe meglio dire “colonna portante”) della Compagnia Teatrale.

AB: “Sergio, come attore devi lavorare molto sulla voce e sulla comunicazione. Uno degli obiettivi del nostro progetto è riportare l’attenzione di tutti sull’importanza della comunicazione non solo professionale ma anche personale. Nello spettacolo “Dissolvenze incrociate” tratto da Harold Pinter, che avete recentemente portato in scena, avete lanciato messaggi importanti e a volte scomodi in questo senso. Ce ne vuoi parlare?”

Sergio Longo: “Nel nostro ultimo spettacolo l’aspetto delle insidie della comunicazione è molto presente. Pinter ha sempre sottolineato la frattura esistente tra i nostri desideri più profondi e la possibilità di vederli realizzati. Questo rende la comunicazione contorta, aggressiva o drammaticamente confusa. Una voce inascoltata che sfocia in un urlo muto che ricorda più sottilmente quello di Munch.”

AB: “Per l’evento del 26 marzo che letture avete scelto?

SL: “Sarà una sorpresa! Abbiamo scelto testi che mostrino come la voce possa essere usata in modo particolare, sporco e alterato. Altri testi mostreranno come l’intonazione e la qualità della voce possano regalare un apporto logico/espressivo anche in assenza del senso logico delle parole.”

L’appuntamento con “La voce che parla” è LUNEDI’ 26 MARZO alle ore 17 presso l’Aula 4, Facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari, in Via Celoria 2.

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