Chi (ri)cerca, trova

erisimo via Colombo giugno 2016

Ho sentito parlare dell’erisimo per la prima volta nel 2007. Era estate e mi trovavo nell’entroterra ligure ad un workshop di musica jazz, una delle mie passioni extra-professionali che mi ha portato negli anni a conoscere e frequentare molti musicisti e cantanti.

Sentivo le cantanti parlare spesso di questa pianta: a detta di tutte era il rimedio per eccellenza a cui ricorrere quando la voce era affaticata, o -peggio ancora- spariva proprio prima di una performance.

Mi occupavo già allora di ricerca sui meccanismi del sapore, e nella mia attività di ricercatrice presso la Facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari dell’Università di Milano avevo studiato diverse piante con interessanti prodotti bioattivi e gusti strani. Così fu quasi naturale per me essere incuriosita da questa pianta; ricordo che già allora, ridendo, dissi all’organizzatore del workshop: “Cerchiamolo, questo erisimo, così ci facciamo “la birra del cantante”!”. Stranamente lui mi prese sul serio e mi mise in contatto con alcuni contadini del luogo i quali però mi dissero che sì, conoscevano la pianta dai libri, ma in realtà da quelle parti non l’avevano mai vista. La cosa finì lì; ma negli anni successivi a più riprese l’erisimo mi tornò in mente e l’idea di studiarlo continuava a interessarmi. Lo cercammo un po’ ovunque e  qualche piccolo mazzo sporadico venne effettivamente avvistato: nel 2009 Andrea Pieroni, un collega etnobotanico dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, me ne portò una piccola quantità dalla Sicilia. Un altro campione, questa volta di Sisymbrium austriacum, fu ritrovato in Piemonte. Il caso più clamoroso fu però quello dell’avvistamento di un presunto erisimo nel Sud della Sardegna, a Buggerru, nel giugno  del 2012.

Erìsimo presunto a Buggerru (CI) estate 2012

Convinta di averlo identificato sul ciglio di una strada, convinsi gli amici che erano in vacanza con me a tornare con una valigia piena di questa erba dai fiorellini gialli che purtroppo, all’analisi rigorosa dei colleghi botanici, si rivelò essere non erisimo bensì un’altra brassicacea sua parente stretta che nominammo per l’occasione “Brassica buggerrii” e che tuttora giace, essiccata,  in qualche nostro armadio.

Più studiavo e più mi rendevo conto che l’erisimo è una pianta interessantissima, non solo per le sue note proprietà curative sulla voce, che la rendono veramente unica e così preziosa per i cantanti, ma anche per molti altri motivi. E’ una brassicacea, e a questa famiglia appartengono piante ben conosciute in campo alimentare come i broccoli, la senape e la rucola. I principi attivi di queste piante sono spesso caratterizzati da un sapore leggermente amaro e/o pungente e non a tutti particolarmente gradito. Ma è proprio a questi principi attivi che si devono le note proprietà benefiche di queste piante: attività antiifiammatorie, antinocicettive e addirittua preventive nei confronti di alcuni tumori.

La ricerca dell’erisimo diventò quindi una necessità, oltre che una piacevole ossessione:

Per qualunque studio scientifico rigoroso è necessario avere a disposizione una quantità congrua di campione per poterlo osservare, studiare, analizzare, per isolare ed identificare i composti in esso presenti e sottoporlo a esame in diffenti condizioni sperimentali .

Gli esperimenti scientifici vanno progettati a tavolino, eseguiti in condizioni controllate  e ripetuti più volte per essere sicuri dei risultati e per poterli verificare con il rigore richiesto a ogni scienziato degno di questo nome. Non bastava quindi un mazzetto ritrovato casualmente in un posto qualsiasi; e non poteva andar bene l’erisimo secco che ognuno può facilmente comprare in erboristeria. Una pianta essiccata non è in generale confrontabile con quella fresca, perché il contenuto di alcune molecole varia, così come variano ovviamente le proprietà organolettiche come l’odore e il sapore.

L’ostinazione è quindi una dote necessaria per un ricercatore; ci vuole pazienza, costanza nel perseguire i propri obiettivi e metodo nell’individuare le strategie migliori per raggiungerli, sapendo che spesso posso occorrere mesi, o anni.

Si raccontano spesso storie sul ruolo della casualità (noi scienziati la chiamiamo con il termine anglosassone “serendipity”) nella ricerca scientifica. Alcune di queste storie sono molto celebri, come quella della scoperta della penicillina da parte di Alexander Fleming o come quella forse meno nota dell’aspartame. Il suo scopritore era un chimico impegnato nella sintesi di un farmaco, e casualmente si portò alla bocca, per prendere un foglio di carta, un dito su cui era rimasta un po’ di quella sostanza. Si accorse così che era dolce, aprendo la strada alla ricerca su quello che poi diventò uno dei più famosi edulcoranti alimentari.

Noi scienziati di mestiere sappiamo però che il caso può aiutare ma solo se la mente è pronta a coglierne i suggerimenti; e l’”esser pronti” dipende da quanto siamo costanti nello studio e attenti nel guardarci intorno: solo chi ri-cerca, trova.

Abbiamo cercato l’erisimo per mari e per monti; abbiamo comprato semi che mesi dopo, alla fioritura, si sono rivelati quelli sbagliati. Ma non ci siamo arresi.

Sisymbrium officinale (erìsimo). Particolare del fiore, muro di cinta della Facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari (Giugno 2017)

Nel luglio del 2016, mentre camminavo in Via Colombo per entrare in Università, il mio sguardo è caduto su un grosso cespuglio verde pieno di piccolissimi fiori gialli che cresceva disordinato sul marciapiede, in mezzo ad auto in sosta selvaggia e al viavai degli studenti (foto in copertina). Alcune piante spuntavano perfino dal muro di cinta della Facoltà, quasi senza terra, nel cemento (foto a destra). Ho pensato “Ma guarda questa pianta quanto assomiglia all’erisimo…” e sono corsa dentro a chiamare Simon Pierce, il nostro botanico. Simon ha osservato da vicino la pianta e mi ha detto sorridendo:  “E’ erisimo, al cento per cento!”; in quel momento ho pensato a tutti gli anni passati a cercare, alle cantonate prese, e alla curiosa coincidenza per cui mentre noi cercavamo lui in capo al mondo, l’erisimo è venuto a cercare noi, proprio a casa nostra.

Casualità, quindi? o semplice ostinazione? forse un po’ di tutt’e due. di certo ora la sfida è far sì che la fortuna non passi inutilmente:

trovato il nostro tesoro, ci siamo messi al lavoro per preparare questo progetto e ora lavoreremo duro per realizzare tutto ciò che avevamo in mente tra scienza, musica e ambiente.

Come prima cosa, vogliamo condividere con la città la conoscenza su questa pianta: impareremo a cercarla e a riconoscerla, unica fra mille e impareremo a utilizzarla in modi nuovi e inaspettati. Preparatevi, la primavera non è poi così  lontana.

Discovery: Science as a Window to the World, Ricki Lewis, John Wiley & Sons, 2009. ISBN: 978-1-4443-1313-0

https://owlcation.com/stem/Serendipity-The-Role-of-Chance-in-Making-Scientific-Discoveries

articolo di: Angela Bassoli

 

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